Storie di tori fuggiti, cigni neri temuti ed orsi che incombono
In tanti parlano in queste settimane di Cigni neri, ma è ciò che effettivamente stiamo vivendo? Quanti sono consapevoli di cosa significhi esattamente? Il termine venne utilizzato per la prima volta da Nassim Nicholas Taleb che lo definì in un suo libro, come quell’evento inaspettato, teoricamente imprevedibile per la maggioranza degli investitori, che causa pesanti perdite.
Chi ci ha seguito nei mesi scorsi, non dovrebbe essere sorpreso di ciò che sta accadendo, visto che da maggio mettevamo in guardia gli investitori ed oggi stiamo soltanto pagando prezzi e rendimenti insostenibili nei mercati azionari e obbligazionari.
I risparmiatori sono nel panico, basti pensare che questo mese la ricerca della parola “recessione” su Google è cresciuta di 10 volte rispetto a febbraio. Ciò a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni ricorda il 2008. Sebbene le cause siano diverse, la follia sui grafici, sui volumi, gli strappi sembrano gli stessi di 14 anni fa, malgrado la volatilità misurata dal Vix, non sia ancora alle stelle. I supporti più importanti sono stati rotti in modo clamoroso. Probabilmente potremmo assistere ad un’onda rialzista di breve durata, intermedia, entro la fine di giugno, ma dopo questo piccolo rimbalzo riteniamo che il clima possa ulteriormente peggiorare fino almeno alla metà di agosto. Insomma, il Cigno Nero potrebbe palesarsi, e probabilmente farebbe molto male, e ci vorrebbe tanto tempo per recuperare le perdite che subiremo nei prossimi mesi.
Fra l’altro, negli ultimi mesi gli investitori al dettaglio si sono trasformati in venditori. Negli ultimi cinque mesi si è assistito a un’inversione di tendenza molto significativa per quanto riguarda l’acquisto di titoli al dettaglio che si è trasformato in vendita di titoli al dettaglio. Secondo un recente sondaggio della Global Markets Division di Goldman Sachs, condotto su un campione di quasi 1.500 clienti istituzionali, gli investitori sono sempre più ribassisti e faticano sempre più a trovare asset interessanti sul mercato. I risultati principali includono: – I rischi di recessione e l’aumento dell’inflazione sono ancora in primo piano. Gli investitori si aspettano che l’economia statunitense entri in recessione presto, con il 72% degli intervistati che prevede una recessione nel 2022 o 2023, rispetto al 66% del mese scorso. Allo stesso tempo, un numero crescente di investitori si aspetta che l’inflazione rimanga elevata più a lungo, con il 59% che prevede un’inflazione superiore al 3% almeno fino alla fine del 2023 (rispetto al 54% di maggio). – Gli investitori sono ribassisti sulle criptovalute e sui settori tecnologici non redditizi. La comunità degli investitori istituzionali è diventata più ribassista sul bitcoin questo mese (il 48% degli investitori è ribassista contro solo il 12% che si dichiara rialzista) e quasi due terzi degli intervistati prevede un calo del settore tecnologico di almeno un altro 10%.