La revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia: l’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio
Il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto giovedì 7 dicembre un accordo provvisorio sulla revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD – cosiddette “Case Green”).
Rispetto alla iniziale proposta della Commissione Europea e alle misure votate dal Parlamento, il compromesso che è stato raggiunto ha visto numerose modifiche, confermando l’impianto più flessibile concordato nel trilogo dello scorso 12 ottobre.
La proposta di revisione della Direttiva mira a ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edilizio dell’UE entro il 2030 e a renderlo climaticamente neutro entro il 2050, oltre a ristrutturare un numero maggiore di edifici con le peggiori prestazioni e migliorare la condivisione delle informazioni sulla prestazione energetica; il calcolo verrà però effettuato sulla media di consumo degli edifici e non sulla classe energetica di ciascuno di essi. Tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero a partire dal 2030; i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovrebbero essere a emissioni zero a partire dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto del potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita dell’edificio, che comprende la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione.
Per gli edifici residenziali, gli Stati membri dovranno mettere in atto misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035, obbiettivi che sono ritenuti realistici dall’Italia e dagli altri Paesi membri.
Gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, attraverso requisiti minimi di prestazione energetica.
Se tecnicamente ed economicamente idonei, gli Stati membri dovrebbero installare progressivamente impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali entro il 2030.
Gli Stati membri adotteranno inoltre misure per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento ed eliminare gradualmente i combustibili fossili dal riscaldamento e dal raffreddamento con l’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040 (la proposta iniziale prevedeva lo stop al 2035). Gli Stati membri dovranno inoltre smettere di sovvenzionare le caldaie autonome a combustibili fossili a partire dal 2025, mentre saranno ancora possibili incentivi per i sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
Gli edifici agricoli e gli edifici storici saranno esclusi dalle nuove norme, mentre i paesi dell’UE potranno decidere di escludere anche gli edifici protetti per il loro speciale valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e gli altri luoghi di culto.
L’accordo informale dovrà essere approvato sia dal Parlamento che dal Consiglio per diventare legge; il voto finale del Parlamento Europeo dovrebbe essere calendarizzato nella sessione plenaria del mese di febbraio.