In quali casi è obbligatorio dichiarare i conti correnti esteri?
L’apertura sempre più frequente, specie tra i giovani, di conti correnti presso banche estere rende necessario chiarire quando esiste l’obbligo di indicarli nella dichiarazione dei redditi, onde evitare “criticità” con l’Agenzia delle Entrate. Un contributo notevole lo hanno dato sicuramente le numerose fintech estere che negli ultimi anni hanno invaso anche il mercato italiano, facendo breccia soprattutto tra i giovani, attratti da un modo di comunicare più smart rispetto ai canali tradizionali bancari. In sostanza, grazie ad una app si ha la possibilità di avere sul proprio smartphone sia il conto corrente che la propria carta di debito. Conti correnti, come ad esempio quelli di Revolut o della tedesca N26, sono diventati famosi tra i giovani, consentendo di aprire un conto estero online, senza bisogno della presenza fisica. Si, tratta, quindi, di una semplificazione di non poco conto, soprattutto per i numerosi giovani che desiderano un conto corrente online semplice e sicuro. È fondamentale tuttavia tenere presente che, quando si parla di conti correnti esteri occorre considerare gli obblighi fiscali previsti dalla normativa italiana, in particolare quelli relativi alla disciplina sul monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere, tra i quali rientrano appunto i conti correnti e la disciplina legata alla tassazione dei proventi finanziari di fonte estera.
L’apertura di un conto corrente all’estero è, assolutamente un’operazione legale consentita dal nostro ordinamento. Occorre tuttavia rispettare alcuni adempimenti che vengono richiesti dalla disciplina fiscale italiana, in particolare di rispettare la disciplina legata al monitoraggio fiscale di attività finanziarie estere, indicata dal comma 1 dell’articolo 4 del D.L. n. 167/90. Ai sensi di questa disciplina un soggetto fiscalmente residente in Italia è tenuto a dichiarare, nel quadro RW del modello Redditi, il possesso di attività finanziarie detenute all’estero.
In particolare, analizzando la disciplina riguardante i conti correnti esteri, è necessario evidenziare questi punti: 1) Per quanto riguarda le persone fisiche residenti in Italia, i conti esteri con giacenza media annua superiore a 5.000 euro devono essere dichiarati nel quadro RW del modello Redditi. E’ necessario compilare il quadro RW con un rigo per ogni conto corrente estero detenuto. È prevista l’applicazione dell’imposta sostitutiva IVAFE, che per i conti correnti è di importo fisso pari a 34,20 euro. 2) Se il valore massimo giornaliero sul conto, invece, supera i 15.000 euro anche per un solo giorno nel corso dell’anno, oltre a versare l’IVAFE, si rende necessario andare a compilare il quadro RW della dichiarazione dei redditi, ai soli fini del rispetto della disciplina sul monitoraggio fiscale così come previsto dalla Legge n. 186/2014.
In questo caso è necessario rispettare gli obblighi previsti dalla disciplina sul monitoraggio fiscale e sul pagamento dell’IVAFE. Inoltre, ai fini delle imposte sui redditi, se il conto corrente ha generato interessi attivi, questi devono essere dichiarati nel quadro RM del modello Redditi, con l’applicazione dell’imposta sostitutiva del 26% (in alternativa è possibile applicare la tassazione ordinaria Irpef e fruire anche del credito per le imposte estere).
Molti erroneamente ritengono che un conto corrente estero renda le transazioni non rintracciabili dall’Amministrazione finanziaria ed evitano quindi di dichiarare la titolarità di uno o più conti esteri. In realtà non è assolutamente così; il Fisco ha la possibilità di individuare conti correnti esteri non dichiarati e di ricondurre le relative operazioni al titolare secondo quanto previsto dalla Direttiva UE 2011/16. Inoltre l’adesione di oltre 200 paesi del mondo all’accordo sul Common Reporting Standard sta creando le condizione ottimali per ottenere una trasparenza delle transazioni finanziarie e dei conti correnti detenuti all’estero da parte dei soggetti residenti nei Paesi dell’accordo. La mancata dichiarazione del conto corrente estero, espone al rischio di sanzioni per la mancata indicazione ai fini del monitoraggio fiscale; nel caso di un conto detenuto in Paese white list, dal 3% al 15% del valore del conto corrente. Se il conto dovesse essere in un Paese black list, le sanzioni raddoppiano.