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Gli investimenti dei colossi energetici nelle start up del settore

05/07/2022

Il settore energetico, anche tra i paesi dell’Unione Europea, sta vivendo un periodo di grande fermento. Per “merito” del conflitto in Ucraina, dei vincoli del Next Generation Eu e dello European Green Deal, tutti i big del settore hanno dovuto rivedere i loro programmi per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che l’Unione Europea si è posta. Basti pensare ad esempio, che il 30% dei fondi dell’Unione dovrà essere destinato ad investimenti nel settore energetico e climatico, creando così i presupposti perché l’Europa diventi leader nella lotta ai cambiamenti climatici.

L‘Energy Trends di NTT Data, pubblicato di recente, è un report utilissimo per comprendere i numeri di un settore che vive una fase di crescita impressionante. Il report analizza l’attività di CVC (corporate venture capital) di 33 gruppi internazionali del settore energetico che in due anni hanno investito in 258 start up. C’è un trend, che parte dal 2008, che registra una crescita degli investimenti dei colossi del settore energetico in start up, che viaggia al ritmo del 17% su base annua, malgrado la pandemia non abbia risparmiato questo comparto generando un ridimensionamento degli investimenti, ridimensionando le operazioni nel 2020 dalle 132 previste a 46, per un controvalore di circa 6 miliardi di euro di investimenti, con una size media dei primi cinque investimenti di 200 milioni di dollari. Una novità per il settore, che emerge dal report di NTT DATA, è rappresentata dal cambiamento di leadership delle aziende elettriche a quelle petrolifere. Questa “rivoluzione” è iniziato tre anni fa e i dati evidenziano che queste ultime investono al 20% in più rispetto alle compagnie elettriche.

Lo scenario geopolitico insieme a quello macroeconomico, sta dando impulso all’utilizzo più massivo di fonti alternative ai modelli di generazione di energia più tradizionali come il gas e il petrolio. Ci riferiamo in particolare ai combustibili sintetici, alle energie rinnovabili e all’idrogeno, per citare le più note. I carburanti sintetici in particolare, reciteranno un ruolo da protagonista nei prossimi anni. Gli e-fuel utilizzano idrogeno prodotto da energie rinnovabili, e incorporano il carbonio per produrre idrocarburi oppure metanolo o azoto per sintetizzare un carburante alternativo come l’ammoniaca. Le stime, sebbene questi carburanti siano ancora poco noti, dicono che gli e-fuel giocheranno un ruolo importante nell’integrare la mobilità elettrica e potrebbero diventare l’alternativa principale quando l’elettricità diventerà impraticabile. In Europa in particolare, il trasporto terrestre leggero si sta orientando verso i veicoli elettrici; nel resto delle modalità di trasporto (terrestre pesante, marittimo o aereo) e delle aree geografiche, la decarbonizzazione richiederà invece soluzioni come gli e-fuel. Una delle tecnologie più interessanti è rappresentata dalla produzione di idrogeno a basse emissioni, l’idrogeno verde prodotto da fonti rinnovabili e l’idrogeno blu, prodotto da combustibili fossili. L‘incremento della produzione di energia rinnovabile e la digitalizzazione del sistema energetico stanno accelerando la diffusione dello stoccaggio, in Australia, Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cile, India, Germania, Giappone. Le politiche nazionali di questi paesi, si stanno indirizzando verso lo stoccaggio nell’intento di ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia, ed accelerare i tempi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione delle proprie economie.

Riccardo Lorusso, partner di NTT DATA Italia, in una recente intervista ha dichiarato: “Il report focalizza la sua attenzione sui nuovi trend che stanno caratterizzando il mondo energy; si sta cercando infatti man mano di abbassare il grado di penetrazione dei vettori energetici convenzionali (quali petrolio, carbone, gas naturale) per lasciare spazio alle nuove realtà più sostenibili: idrogeno, bio-combustibili e stoccaggi”.

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