Borgogna Economic Outlook – secondo semestre 2023
Approfittiamo della ripresa della nostra pagina del lunedì, dedicata da sempre ai temi dell’economia, per condividere una sintesi dell’Outlook di Borgogna The House of Mind, relativa al secondo semestre del 2023.
Il cammino verso la crescita si presenta piuttosto complesso e probabilmente il secondo semestre dell’anno, rappresenterà il momento più basso.
Le politiche, talvolta discutibili, delle Banche centrali, determineranno con ottime probabilità un rallentamento della crescita economica mondiale, con alcune differenze; gli USA, ad esempio, saranno interessati da una lieve recessione, mentre i numeri lasciano ben sperare per una discreta tenuta dei mercati emergenti ed infine una crescita debole in Europa.
Uno dei temi core di questi mesi è rappresentato dal rallentamento graduale dell’inflazione, che effettivamente sta scendendo, ma piuttosto lentamente. Occorre ricordare che, analizzando le dinamiche inflattive degli Stati Uniti, quando in passato l’inflazione è stata elevata, in più di un’occasione sono stati necessari circa due anni prima che l’inflazione sottostante si dimezzasse rispetto al picco. Dai dati a nostra disposizione siamo orientati a stimare che anche in questa occasione sarà così.
Riteniamo quindi che le politiche monetarie restrittive siano prossime alla fine, anche se si arriverà ad un cambio di rotta in modo graduale. Riteniamo che i tassi della Fed e della BCE siano prossimi al loro picco ciclico e non ci aspettiamo, in particolare negli Stati Uniti, particolari movimenti sui tassi per il resto dell’anno, perché, pur essendo l’inflazione al di sopra degli obiettivi delle Banche centrali, non dovrebbe esserci un rallentamento dell’economia prima di fine anno.
La tenuta dei consumi negli USA rappresenta una variante chiave da monitorare con grande attenzione. Finora, grazie ad una forte domanda, le aziende sono riuscite a trasferire i costi più alti ai consumatori, ma queste condizioni favorevoli è facile immaginare che stiano per cessare. I risparmi degli americani inevitabilmente si contrarranno e l’inasprimento delle condizioni di accesso al credito peserà sui consumatori. Prevediamo un peggioramento delle vendite negli Stati Uniti e degli utili per azione.
Attenzione a parte merita l’area asiatica. Il divario in termini di crescita tra i Paesi emergenti e i Paesi sviluppati si sta ampliando grazie alla buona tenuta dei primi. Prevediamo che l’Asia continuerà ad attrare flussi d’investimenti e che beneficerà anche dello spostamento della Cina e dell’India verso modelli di crescita più sostenibili e inclusivi sul lungo termine.
Secondo le nostre analisi, l’ingresso nel secondo semestre dell’anno, suggerisce un approccio prudente. L’incerto scenario macroeconomico e la debole crescita degli utili suggeriscono di mantenere allocazioni prudenti; non ci sono certezze riguardo a potenziali rialzi e permangono i rischi di ribasso. La stagione estiva delle trimestrali potrebbe creare ombre sulla tenuta delle aziende. Una pausa della Fed, la discesa dell’inflazione e la persistente ripresa degli utili dovrebbero innescare il passaggio alla fase finale del ciclo, con uno scenario più favorevole per i mercati azionari verso la fine dell’anno.
Riferendoci ai mercati azionari, preme sottolineare che sarà necessario concentrarsi sul tema della “qualità”. È opportuno cercare di aumentare le posizioni sui mercati ciclici come quelli europei, che dovrebbero essere favoriti dallo spostamento, verso la parte più matura, del ciclo economico. Quindi il suggerimento è di non concentrarsi solo sui titoli a mega-capitalizzazione; il rischio di concentrazione è elevato perché il rialzo dei mercati azionari statunitensi è da ricondurre principalmente alla performance di un numero limitato di titoli. Oggi si trovano maggiori opportunità nei titoli cosiddetti “quality”, aziende con una solida tenuta degli utili e capitalizzazioni più contenute, che ancora non presentano valutazioni particolarmente elevate.
“Back to bonds”, è sicuramente uno dei temi chiave dell’anno in corso. I tassi di interesse ai massimi creano uno scenario favorevole per il comparto obbligazionario, ma soprattutto per i titoli di Stato e obbligazioni societarie di elevata qualità. La discesa dell’inflazione, il rallentamento della crescita e la pausa della Fed supporteranno le obbligazioni corporate mondiali di elevata qualità anche alla luce del tema della protezione dall’inflazione. Gli investitori dovrebbero essere prudenti sulle obbligazioni high yield e tener presente il rischio di liquidità e la leva finanziaria delle aziende.
Lo scenario fin qui rappresentato suggerisce di sfruttare il vantaggio, in termini di crescita, dei Paesi emergenti sia nel comparto azionario che in quello obbligazionario. Il mix rappresentato da valutazioni interessanti, fine della stretta monetaria della Fed e un possibile indebolimento del dollaro americano costituiscono fattori favorevoli agli attivi dei Paesi emergenti.Tuttavia, la selezione rimane un elemento cruciale, perché ci sono aree in cui le condizioni economiche sono fragili e le previsioni su inflazione e politica monetaria non sempre appaiono chiare.