L’industria del beverage segnala difficoltà crescenti nel reperire CO2. Rimarranno vuoti gli scaffali delle bevande gassate?
L’estate è la stagione per antonomasia delle bevande gassate ma Assobibe, l’associazione rappresentativa dei produttori di bevande analcoliche, segnala da settimane che sul mercato delle materie prime comincia a scarseggiare l’anidride carbonica ad uso alimentare. In particolare, a soffrire la scarsità della materia prima sono le piccole e medie imprese. Le cause di questo stop sono da attribuire alla crisi energetica, al processo produttivo e al trasporto. Una stagione funestata dalla ripresa dei contagi, dal caro prezzi e dai disagi del settore aereo, non sentiva certo la necessità di questa ulteriore complicazione.
Mediaticamente, ha dato il “la” il Gruppo Acqua Sant’Anna, il maggior produttore europeo di acque oligominerali, che ha recentemente comunicato che interromperà la produzione delle bevande gassate, compresa l’acqua minerale.
Alberto Bertone presidente e amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, in occasione di un intervista al Sole24Ore, ha dichiarato: “Ho dovuto fermare le linee dell’acqua gasata, il 30% della nostra produzione, perché l’anidride carbonica è diventata introvabile, i fornitori con cui abbiamo un contratto ci hanno spiegato che non conviene più produrla e hanno a loro volta fermato gli impianti. Il problema della carenza di Co2 per usi alimentari si era già manifestato a fine del 2021 nel Regno Unito, ma allora eravamo riusciti a tamponarlo – racconta l’ad di Sant’Anna – questa volta invece siamo in piena emergenza, siamo riusciti a recuperare un piccolo carico che ci arriverà dall’Olanda, ma ci servirà per qualche giorno, forse soltanto uno“.
Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, ha di recente dichiarato: «le aziende sono in un momento di estrema difficoltà. Ai rincari dei costi dell’energia del 550% ora si aggiungono anche i problemi di reperimento dell’anidride carbonica, mentre da gennaio sarà operativa anche la Sugar Tax, che porterà a un incremento medio della fiscalità del 28%. Chiediamo al governo di agire almeno su questo, perché la tassa deve essere eliminata».
Notizie inaspettate, che hanno messo in allarme gli operatori del settore ed i consumatori, anche perché la crisi dell’anidride carbonica, va a sommarsi ai costi del cartone, dell’alluminio, della plastica, del vetro, dell’energia che da tempo sono ormai fuori controllo. Tra l’altro a molti di noi sfugge che l’utilizzo di CO2 nel settore alimentare è molto più diffuso di quanto si immagini, visto che l’anidride carbonica viene utilizzata, oltre che per gassare le bibite, anche per preparare i surgelati e per contribuire alla conservazione delle confezioni di alimenti.